Covid-19 e Skype ci hanno svelato l’estetica del Web

Anni a parlare di design, progettazione e artefatti, per poi scoprire che l’estetica digitale è ancora tutta da farsi. E i primi segnali non fanno presagire nulla di buono

Lo sappiamo: sono settimane molto particolari. Covid-19 ci ha preso in contropiede, rivoluzionando la vita di tutti.

Altrimenti, che virus sarebbe? D’altronde, come sottolineato dall’amico e collega Joseph Sassoon nel recente webinar “Comunicare ai tempi di TikTok, delle Intelligenze Artificiali e delle community esponenziali” che abbiamo organizzato con il nostro editore FrancoAngeli, i virus hanno come unico programma di espandersi. Been there, done that.

Come consulente di comunicazione, marketing e contenuti, quello su cui posso dire la mia non è certamente l’aspetto scientifico e/o sanitario del Coronavirus, quanto la condivisione di pensieri su ciò che Covic-19 sta significando per il business.

Già nel primo articolo (“Con Covid-19, la retorica (di business) sta a zero”) avevo osservato lo sgretolamento di alcune retoriche, al tempo del virus. Questa seconda riflessione va nello stesso verso, ma da una prospettiva complementare.

“The Coronavirus is making Instagram more Intimate”

Titola così un articolo scritto da Kaytlin Tiffany e pubblicato sul The Atlantic solo qualche giorno fa. E già il titolo, è indicativo.

Da qualche anno gira tra analisti e professionisti il tema del Narcisismo Digitale. Ovvero, della proiezione del sé reale in un mondo virtuale. Significa che spesso usiamo i social media per mostrare qualcosa “in più” di noi stessi, rispetto a ciò che siamo realmente. In un articolo pubblicato sul suo blog del 2016, il futurologo statunitense Brian Solis osservava già questa tendenza:

“Avete mai notato che il vostro Facebook feed è l’equivalente digitale di “It’s a Wonderful Life”? In ogni network, attraverso le diverse conversazioni social, siete davanti a un buffet visual di viaggi, cibo, moda, festeggiamenti, che insieme raccontano la storia di una vita ben vissuta – o almeno divertente. E al centro di queste esperienze sta la persona che vive e le condivide in tempo reale. Ogni giorno che passa, sembra che un numero crescente di amici, familiari e colleghi sono deliziati da questa vita pittoresca e degna di essere vissuta.”

Facebook è solo un esempio: oggi, Instagram è il luogo ideale di ogni Narciso Digitale degno di nota. Come sottolinea sempre sul The Atlantic Julia Deeb-Swihart del Georgia Institute of Technology, “Instagram posts are usually carefully curated, more than life is. We want a nice narrative story”. Attiviamo questa “narrazione aumentata” soprattutto quando dobbiamo comunicare con gli amici, i nostri contatti e altre persone che conosciamo (o dobbiamo conoscere).

Perché? Il sociologo Vanni Codeluppi lo spiega bene in alcuni suoi libri, tra cui Tutti Divi. Vivere in Vetrina:

I media producono effetti sulle persone e sulle società, anche molto potenti. Tra quelli più significativi, c’è il tramonto della realtà. I media contemporanei devono infatti gran parte del loro successo alla capacità di confezionare un mondo più piacevole e convincente di quello vero. Un mondo privo di difetti e problemi.

Questa non è solo una prerogativa dei media contemporanei: tutto l’alfabeto e l’estetica dell’innovazione ne sono intrisi, e le aziende che operano in settori come l’high tech ne fanno largo uso. Da sempre, in effetti, innovazione e digitale fanno rima con perfezione, cura del dettaglio, high fidelity.

Metafore di agilità

In una delle sue ultime interviste web Matteo Flora ha coinvolto la Ministra per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano. Mezz’ora di chiacchierata abbastanza sincera e diretta. Su tutto, mi è rimasta impressa una confessione della Ministra: ai tempi di Covid-19, tutte le dinamiche politiche e amministrative – tipicamente caratterizzate da lentezza, burocrazia e continui protocolli – quasi magicamente sono diventate agili. O meglio immediate, dette-fatte – a volte, gestite direttamente attraverso WhatsApp e messaggi tra i vari Ministri.

Speriamo che questo lascito del Coronavirus, a differenza di molti altri, possa entrare nel DNA di chi ci Governa, ma torniamo alla rapidità. Perché proprio qui sta il punto: al tempo di Covid-19 tutto deve essere più veloce. Non c’è più tempo per mettersi in posa e preparare il set. E l’estetica del web (che per essere progettata, richiede tempo) tutto a un tratto, è venuta a crollare – o almeno, a mostrare crepe importanti.

Anni a parlare di flat design, di digital experience, di design trend, di agile, di sprint.

Per poi ritrovarci tutti in una Skype Call con poca connessione, pixelati e ritardati nel parlato, con i capelli arruffati, in pigiama o in tuta, stesi sul divano, in mezzo a mobili Ikea uguali e della stessa forma. Ho visto anche qualche connesso intento a fumare. Umano, troppo umano insomma: spero proprio non sia con questo che si intende il lato human-2-human (o H2H, per essere alla moda) della rete. 🤮

Per poi connetterci a 00.02 su Amazon Prime Now, in milioni, per cercare di accaparrarci uno slot utile della spesa a domicilio, e venire rimbalzati dal gigante dell’high tech con una landing page che nemmeno fossimo sull’ecommerce di una PMI nel 1997.

Capisco il numero 10x di utenti connessi rispetto a un periodo standard pre Covid-19, ma stiamo parlando di Amazon. Due web designer, li avrà.

Verso una nuova estetica digitale

Stiamo tutti ragionando su come sarà, la società post Covid-19. Il MIT di Boston sottolinea che indipendentemente da tutto, una cosa è certa: non torneremo indietro alla normalità. Ovvero, a ciò che eravamo ed erano anche solo le prime settimane del 2020. Ci sarà una nuova normalità, ancora tutta da progettare.

Ecco: oltre alla normalità sociale, economica, sanitaria e civile, l’invito per noi progettisti della comunicazione è di ripensare l’estetica della quotidianità digitale e digitalizzata. Un’estetica che trovi la giusta strada in quel mondo fisico e digitale (qualcuno lo chiama fi-gitale 🤡) in cui ci siamo finalmente cacciati. O meglio, in cui un virus esotico ci ha cacciato.

Altrimenti, il Narciso del 2020 ci rimarrebbe davvero male.